Manhattan – 60×60, giugno 2015
“Era troppo per crederla vera; così complicata, sconfinata, insondabile.
E così bella, vista da lontano.”
(Jack Kerouac)
Immensa cattedrale di torri e pinnacoli di ferro e pietra, tempio alla modernità eretto con instancabile frenesia da una civiltà che cresce, che aspira al cielo, a risalire la vetta del mondo.
Manhattan è il brulicare della vita. Caos bellissimo.
Babele del presente, simbolo dell’ambizione e del progresso dell’Uomo, moderno Icaro che non si ferma al solcare il cielo, ma vuole abitarlo, prenderne possesso.
Stratificazioni di esistenze che si sfiorano.
Potenza e decadenza.
Horror vacui.
Moltitudine di solitudini, cuore pulsante nelle cui arterie perdersi per rinascere.
Città che brucia nelle albe e nei tramonti:
natura e artificio si fondono nel vetro e nell’acciaio dei grattacieli, che riflettono e vivono dei bagliori del sole, della sua luce.